Dotato di una spiccata sensibilità, Filippo Donà, osserva il mondo che lo circonda con l’intensità e l’abbandono di chi ambisce a farsi tramite di un reale senso d’intimità universale. Personalità riservata e schiva, non si preoccupa di esporre le sue opere, che, infatti, rimangono a lungo inedite. Oggi vince la ritrosia che lo contraddistingue per consentire allo sguardo altrui di prendere parte alla sua personale ricerca esistenziale e figurativa.

L’estro creativo trova libera espressione attraverso il mezzo che gli è più congeniale : la fotografia. Gli occhi divengono lo specchio emozionale sul quale la realtà si riflette, tramite, più emotivo che figurativo, tra l’autore e il mondo che lo circonda. Le sue immagini sono semplici e dirette. L‘aspetto formale non è predominante, la macchina fotografica vuole restare invisibile, per non deformare o distrarre in alcun modo lo sguardo, per primo quello del fotografo stesso. Gli occhi divengono il mezzo tecnico per eccellenza. Nessun filtro si frappone tra essi e il riflesso che rimandano.

Nell’osservare le sue opere, che ritraggono volti, dettagli, paesaggi e città senza cadere nella facile trappola di una prospettiva stereotipata, ben si comprende il suo approccio intimo e sensibile. Le sue fotografie evitano, infatti, di scivolare verso la riproduzione di immagini da cartolina per rimandarci, invece, ad una realtà svincolata da limiti spazio temporali. La sua è una soggettiva che ci suggerisce ombre e riflessi di una realtà abitata da echi di vita vissuta, sempre in bilico tra passato e presente.

Testo a cura di : Cecilia Proserpio